Lamezia, Porto Alegre: “episodi” su cui riflettere.

Nemmeno tre mesi fa la tragedia di Lamezia Terme che vedeva la morte di sette ciclisti falciati da un’automobile proveniente in senso opposto durante un sorpasso. E’ di venerdì un altro episodio – questa volta a Porto Alegre, Brasile – dalle conseguenze fortunatamente meno gravi ma probabilmente molto più preoccupante se si considera la dinamica di quanto avvenuto. Sono cose di fronte a cui le parole mancano o, quando ci sono, rischiano di gettare benzina sul fuoco. Forse questo post di Eric Britton, pubblicato ieri su World Streets, riesce a mantenere il giusto equilibrio tra indignazione e uso della ragione.

Porto Alegre Brazil. 25 February 2011.

Almeno quaranta persone sono rimaste ferite da un automobilista pazzo che ha lanciato la sua macchina in mezzo a un gruppo di più di 100 ciclisti durante una critical mass a Porto Alegre, Brasile. I ciclisti, per lo più giovani, stavano dimostrando pacificamente per chiedere una riduzione delle auto sulle strade della loro città.  Il 47enne automobilista maschio è scappato dal luogo dell'”incidente”, avvenuto venerdì sera, ed è stato arrestato dopo che la polizia ha ritrovato la sua auto abbandonata durante il week end.

Per chi volesse documentarsi visivamente sull’episodio qui sotto c’è un video girato dai partecipanti alla critical mass.

Cosa succede quando un automobilista psicopatico lancia la sua macchina in un attacco assassino attraverso un gruppo di giovani donne e uomini che stanno tranquillamente pedalando per le vie della loro città? Si tratta semplicemente di un brutto episodio che riguarda lui solamente? O ci sono delle lezioni che dovremmo prenderci il tempo di imparare  e condividere?

Abbiamo alcuni indizi. E alcune domande da porre. Sarebbe un peccato perdere questa occasione per riflettere e imparare da questo stupido, orrendo, disumano avvenimento che ci è in qualche modo spaventosamente famigliare.

La prima traccia da seguire è la semplice ironia della situazione che vedeva questi cittadini dimostrare liberamente per ridurre il traffico nelle strade della loro città.

Il secondo inidizio è che erano giovani, felici e sufficientemente interessati al problema da prendere la loro bicicletta per una pedalata in gruppo in nome di quella che credevano una buona causa per la loro città.

Il terzo indizio è la nuda furia omicida dell’uomo al volante. Non sarebbe utile prendersi il tempo di cercare di capire cosa gli passava per la testa? Ha sostenuto davanti ai poliziotti di essersi sentito minacciato dai ciclisti e di essersi per questo spaventato. Spaventato abbastanza da passare in mezzo a una folla indifesa come un aratro in mezzo a un campo? Viene da farsi delle domande sul suo passato e su altri esempi di comportamento antisociale.

Infine – abbastanza naturale date le circostanze – il fatto che ha abbandonato la scena del delitto e ha dovuto essere rintracciato e quindi arrestato. Anche questo aspetto è denso di significati.

Probabilmente se arrivassimo a comprendere i motivi del suo disadattamento e del suo folle gesto riusciremmo a guadagnare in saggezza.

Forse la città avrebbe dovuto prima di tutto prendere delle misure di sicurezza per proteggere i ciclisti, come spesso succede in altre situazioni nelle quali si ha la consapevolezza dei potenziali pericoli?

E Porto Alegre è un luogo dove un comportamento del genere può suscitare anche un certo livello di pubblica approvazione, o quanto meno di connivenza? E di posti così ce ne possono essere altri?

E se è così – e probabilmente lo è in molte altre città con caratteristiche sociali ed economiche molto differenti tra loro quando si pensa alla rabbia che si manifesta in queste situazioni estreme di aggressività al volante – cosa possiamo imparare, noi sostenitori di una nuova mobilità, da tutto questo, in modo da potere in futuro raffreddare gli animi e riportare la ragione all’interno dei dibattiti e dei comportamenti di tutti i soggetti coinvolti?

E cosa dire di tutti quelli che, in giro per il mondo sono rimasti sconvolti da questo episodio e vorrebbero contribuire quanto meno con i loro pensieri ad aiutare le persone coinvolte? Come possiamo far loro sentire il nostro sostegno? Dovremmo sommergerli di messaggi su Twitter e Facebook. Non dobbiamo farli sentire soli o abbandonati. Così diamoci dentro. Tweet!

Twitter della prefettura di Porto Alegre: http://twitter.com/Prefeitura_POA; usare l’ash tag #naofoiacidente (“non è stato un incidente”).

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