Oslo diventa car free.

Oslo Map WBÈ dello scorso autunno la notizia che la città di Oslo ha deciso di rendere il centro urbano (un’area di 1.7 km2, immagine a lato) una zona completamente car free entro il 2019. Significa che per quella data in tali quartieri non sarà permesso nè guidare vetture private nè alloggiarle. Dal video di Streetsfilm che vi riproponiamo sottotitolato in italiano è possibile estrapolare quali sono gli elementi caratterizzanti la strategia adottata dalle autorità locali per far digerire alla popolazione una scelta che potrebbe trovare molte resistenze se non applicata con determinazione, coerenza e impegno.

  1. Innanzitutto è da rilevare come a livello di comunicazione l’amministrazione al governo da due anni a questa parte abbia sottolineato l’importanza dell’obiettivo finale fin dai primi passi di studio del progetto; si è pubblicamente dichiarato che quello che si vuole ottenere è una riduzione degli spostamenti in automobile, dopodichè si sono predisposti i mezzi che non vengono confusi con i fini. Capita purtroppo spesso che a livello di comunicazione politica venga sottovalutata l’importanza della definizione degli obiettivi che qualunque progetto urbanistico e/o trasportistico dovrebbe porsi, al punto che quest’ultimo assume valore di fine in sè.
  2. La questione della destinazione d’uso degli spazi urbani, pubblici e privati, viene presa di petto attraverso condizioni poste gli imprenditori privati che vogliono costruire nuovi insediamenti nell’area oggetto del progetto (che dovranno essere tutti car free) e una riallocazione degli spazi pubblici che scoraggia o addirittura impedisce l’uso dell’automobile favorendo il ricorso a modalità di trasporto più sostenibili (eliminazione dei posti auto su strada, restringimenti di carreggiata per far posto a nuove piste ciclabili e corsie preferenziali e all’allargamento di marciapiedi e corsie ciclabili esistenti). Entrambi questi strumenti sono quelli di più difficile digeribilità per l’opinione pubblica che ha bisogno – giustamente – di vedere una contropartita che compensi le difficoltà che vengono create alla circolazione automobilistica.
  3. Tale contropartita consiste in un massiccio miglioramento dei servizi di trasporto pubblico; probabilmente senza tale impegno da parte delle amministrazioni locali è inutile anche solo tentare di porsi determinate domande. In Italia purtroppo sono non anni e forse nemmeno lustri, ma decenni che i fondi a disposizione dei trasporti pubblici vengono tagliati con la scusa dell’efficienza contabile che richiede determinati parametri di rapporto tra finanziamento pubblico e ricavi gestionali alle imprese di TPL. Dal 2011, complice la crisi e le scelte operate a livello europeo, tale situazione è stata ulteriormente aggravata dalle imposizioni derivanti dal patto di stabilità che comporta tagli di spesa orizzontali in tutti i settori dell’attività delle PP.AA.
  4. Ultimo elemento è la presenza di piccole iniziative apparentemente poco influenti ma che hanno spesso il ruolo di riempire quegli interstizi che i grandi progetti non riescono a raggiungere mettendo l’ultimo chiodo sulla bara della vecchia mobilità: parliamo dei servizi di bike e car sharing, pubblico il primo e privati i secondi, che non assorbiranno mai una grossa percentuale di spostamenti in termini quantitativi, ma senza i quali diventa difficilissimo riuscire a vivere davvero senz’auto. Da segnalare anche, non citato dal video di Streetsfilm, il finanziamento di 1200 dollari sull’acquisto di una cargo-bike elettrica messo a disposizione di quei cittadini di Oslo che si decideranno a usare i pedali anche per le grosse compere.

 


Streetfilms produce brevi filmati che mostrano come scelte e politiche dei trasporti intelligenti possono portare a migliorare molto la qualità dei luoghi in cui viviamo, lavoriamo e giochiamo. Cercano di confezionare argomenti ostici e complicati in video comprensibili e semplici a disposizione di tutti on line. I loro video sono già stati visualizzati più di 11 milioni di volte e hanno ispirato azioni dirette e cambiamenti nelle abitudini in tutto il mondo.

Lascia un commento